La mia vicina cicciona

scritto da Lunanera - 25/4/2020

Quel pomeriggio mentre rientravo dal lavoro, incontrai Carla, la mia vicina di casa seduta sui gradini. A quanto pare si era fatta male alla caviglia, e stava aspettando un buon samaritano che le desse una mano. Effettivamente, coi tacchi esagerati che si ritrovava, l’infortunio era dietro l’angolo.

Se ai tacchi a spillo aggiungevi le gonne corte, che portava noncurante degli 80-90 chili di ciccia sballonzolante, i labbroni sempre dipinti di un rosso volgare, le scollature vertiginose con cui metteva in bella mostra le sue enormi tettone da vacca, non c’è da meravigliarsi se molti dei condomini, la mia fidanzata compresa, la considerassero, a torto o a ragione, una gran puttana.

Io personalmente, puttana o meno, l’ho sempre trovata arrapante da morire, e non mi dispiaceva affatto avere l’occasione per conoscerla. Così la aiutai a rimettersi in piedi, raccolsi le scarpe che si era tolta, e la feci appoggiare a me, mentre la aiutavo a rientrare a casa.

-Meno male che sei arrivato tu, in questo condominio di stronzi nessuno ti dà mai una mano
-Devo dire che mi sorprende, per una bella donna come te dovrebbero fare la fila
-Figurati, in questo palazzo le mogli mi odiano perché mi piace godermi la vita.
Ho l’impressione che i mariti per come mi guardano mi odierebbero meno, ma sono condizionate da quelle fighe di legno che hanno in casa. Anche alla tua ragazza mi sa che non piaccio molto, tu però non ti lasci condizionare, vero?
-Anche se fosse ho l’animo del boyscout, non so dire di no a una donna in difficoltà
-Va bene boyscout, che ne dici di fare fino in fondo il tuo dovere e accompagnarmi a casa, così mi aiuti a mettermi distesa.

Entrati nel suo appartamento, la feci sedere sul divano e andai a prendere del ghiaccio nel freezer.

-Grazie mille. Senti, ti dispiace dare un’occhiata alla caviglia per vedere se me la sono storta?

Mi ritrovai tra le mani quel piedone taglia 44, a pochi centimetri dal mio inguine. L’aroma era penetrante, evidentemente aveva camminato parecchio. Per me era un odore paradisiaco.
Le massaggiavo leggermente la caviglia, cercando di darmi un tono, anche se, oltre a non aver alcuna nozione di medicina, in quel momento ero eccitatissimo e avrei fatto di tutto per baciare e leccare quel piede meraviglioso.\ Lei evidentemente se ne era accorta, e cominciò a giocare strofinando il piede sulla mia coscia.

-Allora che dici, la caviglia è gonfia?
-Non direi, mi sembra sana
-Però a me sembra di vedere che un certo gonfiore lo hai tu. Che dici, devo togliere il piede?
-No, dai, fammelo massaggiare ancora un po'.
-E perché vuoi massaggiarlo ancora un po'?
-Così posso assicurarmi che non ci siano traumi.
Mi diede un calcetto giocoso
-No, non ci siamo, non mi piacciono i bugiardi. Dimmi la verità, perchè vuoi continuare a massaggiare il mio piede?
-Perché è un piede bellissimo.
-Ecco, così va meglio. Visto che sei stato sincero, sarei cattiva a negarti questo premio.
Così si mise comoda, e si sdraiò sul divano mentre io massaggiavo e coccolavo quei piedi meravigliosi. Dopo pochi minuti comincio a mettermeli in faccia.
Io ero letteralmente in paradiso, mi misi a leccarli con avidità, accuratamente, dalla pianta alle dita dei piedi. Intanto Carla si era infilata una mano nelle mutandine e si stava tirando un ditale, leccandosi le labbra mentre mi vedeva venerare i suoi splendidi piedoni.
Io iniziai a segarmi. -Devo dire che sei molto bravo… meriti un premio Mi fece sdraiare sul divano a pancia in su, si sfilò le mutandine, poi si sedette sopra di me alla rovescia e mi ritrovai con la faccia schiacciata sotto le sue cosce.
Era completamente sottomesso, schiacciato dal suo culone extra large e, le leccavo la passera come un ossesso, godevo di tutti gli umori e gli odori, mentre lei iniziò a lavorare di mano il mio cazzo.
A un certo punto anche lei si sdraiò e la posizione si trasformò in un 69. Accidenti, era una vera artista del pompino!
Leccava per bene l’asta e le palle, lo ingoiava, se lo lavorava con le tettone.
Nel giro di pochi minuti ero pronto a venire, lei se ne accorse e mi ficcò un dito in culo. Il più potente orgasmo della mia vita, eruttai come un vulcano.

-Non sarai mica stanco? Guarda che ora devi scoparmi come si deve!

Non avrei rinunciato per niente al mondo, anche al costo di doverlo tirare su col crick, ma non ce ne sarebbe stato certo bisogno.
Mentre lei rimaneva sdraiata sul divano, io mi alzai in piedi, le tirai su una gamba e puntai il cazzo sulla sua figona.
Era la posizione ideale, mentre la scopavo potevo leccarle il piede e con la mano libera accarezzare quella bella panciona.
Dopo poche leccate ero di nuovo al massimo dell’erezione, la mia minchia entrò dentro senza alcuno sforzo.
Andammo avanti così per 10 minuti, io che la sfondavo e le leccavo un piede, lei che mi incitava a sbatterla sempre più forte.
Poi cambiammo posizione, la misi a pecorina e inizia a fotterla da dietro, la penetravo in profondità e le palpavo le tettone.
La cicciona era scatenata, veniva a ripetizione, e ne voleva sempre di più. Alla fine, quando stavo per venire, la feci girare e le schizzai sulle enormi tette.
Mi ripulì il cazzo amorevolmente con la bocca, quindi andammo a farci la doccia insieme.

Era tardissimo, mi rivestii e scappai a casa giusto in tempo per non fare insospettire la mia fidanzata, a cui raccontai una balla su un treno in ritardo.
Da allora la mia vicina fa di tutto per stuzzicarmi, dà molto fastidio alla mia ragazza, che è parecchio gelosa, effettivamente con buona ragione.
Da allora infatti, ogni volta che mi sego, penso a quella porcona della mia vicina.