Devil princess: Violenza(2)

scritto da Lunanera - 3/5/2020

Ero terrorizzata. Nella penombra intravedevo la faccia rincagnata di Tomoko, che si leccava le labbra e mi guardava come fossi un succulento dolcetto.
Sapevo che non sarebbe servito a niente, ma ci provai lo stesso.
“Ti prego Tomo, sono lusingata per le tue attenzioni, ma vedi, a me piacciono i ragazzi”
“Pensi che me ne freghi qualcosa?”
Mi afferro i polsi in una morsa e mi spinse contro il muro.
“Avanti, dammi un bel bacio”
“Ti prego, no! Non ho mai…”
“Figo! Vuol dire che sono la prima”
Mi ritrovai il suo faccione spiaccicato sul viso. Sentivo il suo fiato, era leggermente acidulo, sapeva di aglio.
Iniziò a premere le sue labbra sulle mie.
Passò la sua lingua sulle mie labbra.
“Hai un buon sapore cagnetta”
Mi diede dei piccoli bacetti tutto intorno.
Io tenevo la bocca così serrata che i denti mi facevano male.
“Sei un po' tesa, eh? Ora ti faccio sciogliere un po'”
Iniziò a leccarmi i lobi delle orecchi, ci giocava, li mordicchiava.
Nel mentre si mise ad armeggiare coi bottoni della mia divisa scolastica.
Io cercai di fare resistenza, per tutta risposta rimediai un morso all’orecchio:
“Senti zuccherino, possiamo fare che tu sei carina con me e io sono carina con me, o possiamo fare che ti strappo quella divisa, faccio quel che mi pare e poi ti faccio tornare a casa tutta nuda. Che ne dici?”
Piangendo, iniziai a sbottonare la camicetta.
“Così, piccolina, vedrai che alla fine ti piacerà”
Arrivati al reggiseno, me lo tirò giù e ghignò:
“Ciao tettine! La volta scorsa ci siamo viste da lontano, oggi faremo una conoscenza approfondita”

Si gettò vorace sui miei capezzoli. Li leccava, ci giocava, li mordicchiava. Ogni tanto li pizzicava con le unghie strappandomi gemiti di dolore.
Malgrado lo schifo e il terrore, dopo pochi minuti di questo trattamento erano rigidi come chiodi.
“Ora che ci siamo riscaldate, passiamo a qualcosa di più serio”
Mi prese per i fianchi e mi fece accovacciare sulle sue ginocchia, lei era seduto su un grosso secchio.
Mentre con la sinistra continuava a palpare e stuzzicare le mie tettine, infilò la mano destra sotto la gonna e si fece strada tra le mutandine fino alla mia vagina.
Cercò di infilarci dentro due dita.
“Accidenti, sei secca come il deserto! Ma ora ci penso io”
Ritrasse la mano e me la portò sulle labbra.
“Apri la bocca”
Mi infilò in bocca le sue ditone tozze.
“Leccale bene, da brava, e niente denti o ti massacro”
Una volta cosparse della mia saliva, ripartì all’attacco delle mie mutandine e inizio a masturbarmi.
Mi era già capitato di toccarmi delicatamente pensando al senpai della classe, ma il trattamento di Tomo era molto più energico e doloroso.
Mi penetrava brutalmente con l’indice e il medio, mi torturava il clitoride con violenza. Con l’altra mano giocava con i miei capezzoli.
Mio malgrado, cominciai a sentire una strana sensazione alla pancia, ero tutta accaldata.
Ora cominciavo seriamente a bagnarmi, la mia passerina produceva sconci rumori di risucchio.
Tomo tolse le dita e cambiò mano
“Tieni piccolina, assaggia!” e mi ficco in bocca la mano destra, grondante dei miei succhi.
Ormai soggiogata, leccai quelle dita viscide e puzzolenti.
“Ok, mi sono rotta, facciamola breve.”
Per lavorare più agevolmente mi tolse completamente le mutandine, quindi, cingendomi intorno alla vita con entrambe le braccia, iniziò a stimolare la mia fichetta ancora più energicamente: la penetrava e mi sgrillettava a velocità forsennata.
Gli spasmi alla pancia erano sempre più forti, sentivo come un tremito e iniziai a gemere. Sfruttando la mia disattenzione, Tomo riuscì a infilarmi la lingua in bocca e prese a slinguarmi con foga.
In quel momento persi ogni controllo ed un tremito più forte degli altri mi sconquassò: inarcai la schiena ed ebbi, lì, in quello stanzino buio e puzzolente, il primo orgasmo della mia vita.
In un colpo solo quella bestia si era presa il mio primo bacio e la mia verginità.
Tomoko mi lasciò andare e io crollai a terra stravolta.
“Che ne dici cagnetta, ti è piaciuto? Sono stata brava?”
Che dovevo dirle?
Provai a blandirla
“Sono sicuro che quando troverai una fidanzata, le piacerà molto ma io…”
“Ma tu alla fine hai goduto come la piccola porcellina che sei, dovresti ringraziarmi.
E infatti mi ringrazierai”
In un istante mi fu addosso.
Me la ritrovai seduta sul mio petto che rideva: “Ora ti faccio assaggiare qualcosa di buono”
Mi ritrovai in faccia le sue mutande sporche, bagnate dei suoi abbondanti umori.
L’odore era orribile, ma non potevo tapparmi il naso.
“E ora la portata principale…”
Mi trovai la sua passerona, pelosa e fradicia, che mi schiacciava la faccia.
“Avanti, ora è il tuo turno, fammi venire, troietta!”
Non potevo oppormi, mi avrebbe massacrato.
Tirai fuori la mia linguetta e iniziai a leccarla.
L’odore di piscio era tremendo, il sapore era anche peggio dell’odore, era salatissima e aveva un sentore di pesce marcio.
“Oggi ho fatto educazione fisica, sarà un pò sudata, ma a te non importa vero?”
E mi strinse ancor più forte la testa fra le cosce.
L’unica speranza era farla venire il più in fretta possibile, così mi concentrai sul suo grilletto e cercai di stimolarla il più possibile con leccate rapide e circolari.
“Brava cagnetta, ti stai impegnando, ma ancora non ci siamo. Devi andare più a fondo, prendere il ritmo”
Iniziò a ondeggiare, spingendo ritmicamente il bacino verso di me.
Cercai di sincronizzare il movimento della mia lingua a quello dei suoi fianchi, dopo un minuto sentii che stava funzionando, perchè il suo respiro si fece più affannoso, iniziò a colarmi in bocca una broda disgustosa e cominciò a stringermi più forte la testa tra le cosce.
Temevo di soffocare.
“Così, di più, ora allunga la lingua al massimo e tienila rigida”
Si stava praticamente scopando da sola con la mia lingua, usandola come un dildo.
Finalmente venne, con una contrazione violenta che rischiò di staccarmi la testa dal collo.
I suoi succhi mi riemprono la bocca, ma la sua presa finalmente si rilassò e potei finalmente respirare.
“Brava Saya, delle mie ultime fidanzate, sei stata la più divertente. Quasi quasi potremmo fare coppia fissa, che ne dici?”
Rabbrividii.
“Scherzavo! Spiacente, ma sei di proprietà di Mayuko, non voglio immischiarmi.
Magari ti chiederò in prestito ogni tanto per spassarcela, ma non ho nessuna voglia di farla arrabbiare.”
Mi leccò il viso
“Fidati piccolina, tra me e lei quella buona sono io!”
(continua)